
Come funziona un’autoclave
Solitamente la pressione di rete consente all’acqua di raggiungere un’altezza di alcune decine di metri, anche in un palazzo di altezza minore, però, gli ultimi piani potrebbero ricevere una pressione insufficiente per il corretto funzionamento di alcuni apparecchi e un flusso d’acqua limitato e instabile.
Per ovviare a questi inconvenienti si utilizzano impianti in grado di incrementare la pressione dell’acqua. Questi impianti sono comunemente definiti autoclave, poiché i serbatoi di accumulo possono avere un portello di ispezione e pulizia di tipo a tenuta autoclave.
Un generico impianto di un’autoclave è costituito da:
- un serbatoio di accumulo per immagazzinare un certo quantitativo d’acqua in arrivo dalla rete (non sempre presente),
- una pompa elettrica, solitamente di tipo centrifugo, con portata e prevalenza adeguate,
- un contenitore a pressione in cui è presente una camera d’aria, chiamato anche polmone,
- un pressostato, cioè un interruttore in grado di accendere la pompa in funzione della pressione dell’acqua.
Negli impianti condominiali è spesso presente un interruttore orario che provvede a spegnere l’impianto nelle ore notturne per evitare rumori molesti. L’assenza dell’autoclave non è sentita anche perché di notte l’utilizzo dell’acqua è limitato, quindi le perdite di carico nell’acquedotto pubblico sono limitate e la pressione di consegna è maggiore che di giorno.
Le normative prevedono che l’acqua giunga all’utilizzatore per effetto della sola pressione di rete e non è consentito aspirarla dall’acquedotto. Per evitare questa eventualità si possono utilizzare contenitori di arrivo a pelo libero, ovvero a pressione ambiente, mantenuti a livello con un galleggiante e da cui l’autoclave aspira l’acqua. In assenza del serbatoio di ingresso può essere presente un pressostato che spenga l’impianto qualora la pressione di rete scenda sotto un limite prefissato.
Come tutti i sistemi impiantistici anche quelli con autoclave hanno bisogno di manutenzione, in particolare occorre verificare periodicamente la pressione del vaso di espansione.


